Scrivo racconti poi ci metto il sesso per vendere. La vita, la poesia e i segreti di Charles Bukowski by Paolo Roversi

Scrivo racconti poi ci metto il sesso per vendere. La vita, la poesia e i segreti di Charles Bukowski by Paolo Roversi

autore:Paolo Roversi [Roversi, Paolo]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788862985277
editore: Morellini
pubblicato: 2017-02-23T23:00:00+00:00


Barba lunga e niente uccello

Il Diavolo è molto più interessante di Cristo

La religione e Charles Bukowski: due cose che stanno agli antipodi come il Diavolo e l’acqua santa. Ne siete proprio sicuri?

Non credo che Bukowski partecipasse alle funzioni religiose o andasse in chiesa o che facesse penitenza o che al venerdì mangiasse di magro. So, però, che una delle sue battute che in assoluto si apprezza di più è quella su come s’immagina Dio: barba bianca lunga e niente uccello.

Un po’ poco per definire cosa pensasse dell’Altissimo...

In Post Office parla di Dio in funzione di una delle cose che furono importanti nella sua vita, un’ossessione pari a quella per l’alcol: le donne.

Un giorno ero al bar tra una corsa e l’altra e vidi una donna. Dio o qualcun altro continua a creare le donne e a mandarle in giro, e una ha il culo troppo grosso, l’altra le tette troppo piccole, una è pazza e l’altra è suonata, una ha la mania della religione e l’altra legge le foglie del tè, una non riesce a controllare le scoregge, l’altra ha il naso grosso, e l’altra ancora ha le gambe secche...

Ma ogni tanto arriva una donna, in pieno rigoglio, una donna che scoppia dal vestito... una creatura tutta sesso, una maledizione, la fine di tutto. Alzai gli occhi e la vidi, in fondo al banco.

Per il resto è difficile trovare nella sua opera una citazione o un riferimento diretto alla religione. In genere si tratta di accenni sporadici, di episodi. In un racconto di Storie di ordinaria follia, ad esempio, descrive la gente dell’ippodromo come «ossessionata dalla religione», come se fosse una sorta di mania o un vizio come un altro, tanto da renderlo quasi assimilabile al suo essere un alcolizzato. Nemmeno nei racconti in cui parla del suo ricovero in ospedale quando rischiava di morire dissanguato c’è granché di Dio. Anche se non si priva del piacere di lanciare una battuta sarcastica:

La religione va bene per gli ospedali. Dio gode di una certa popolarità in posti del genere.

Una frase che non verrebbe in mente di dire a un credente fervente e, del resto, affidarsi allo spirito santo non è mai stato nello stile di Bukowski che, pur provenendo da una famiglia cattolica, non ha mai praticato e non è nemmeno mai andato al catechismo.

In Factotum, durante il calvario dei mille lavoretti saltuari lo dice chiaramente:

Io non credo nel Signore, io non credo in niente.

Forse era un’affermazione dettata più dallo sconforto che dall’effettiva convinzione.

Nel libro-intervista scritto dalla Pivano si spinge oltre:

In realtà ho più simpatia per il Diavolo che per la brava gente. Mi sembra più interessante, laggiù a bruciare fra quelle fiamme. Ha perso la battaglia con Dio ed è stato scaraventato giù tra le fiamme. Forse riesco a tirarlo fuori e insieme ci impadroniamo della situazione. E cambiamo un po’ le cose.

Questa frase è ricca di spunti. Affermando l’esistenza del Diavolo, il Vecchio legittimava una sua idea di Dio. In questo passaggio è più la maschera che parla, il suo alter ego Chinaski che cerca il colpo di scena.



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